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Capitolo 1 Casa

Ho scritto il volantino. L'ho appeso a svariati alberi in giro per il paese. 

Dovrebbe bastare. 

Spero di riuscire a trovare un'anima buona. Ho finito i modi di cercarla. 

Questo è il mio ultimo tentativo. 

Continuo a guardare il volantino, da me scritto. Lo guardo così tanto, quasi a cercare di far materializzare davanti a me il destinatario del mio cercasi. 

Perché non arriva? Sono triste. Forse il mondo non è così cattivo come credevo in passato, ma in ogni caso, non sento di star incontrando persone sulla mia stessa lunghezza d'onda. 

Come se fossimo tutte delle radio ambulanti e non ci sia mai nessuno sintonizzato sulla mia frequenza. Dopo un pò ci si sente soli, dei corpi un pò vuoti, pieni solo di troppo amaro in bocca. 

Quell'amaro è stato un virus che mi ha spento gli occhi. 

È da un pò che lo sto vomitando al di fuori di me. Sostituendolo con medicine, cure, ciò che mi fa stare bene. "La mattina ha l'oro in bocca" e anche io lo voglio. Mi sto sistemando la vita ed ogni nuovo momento prezioso è un filo d'oro, un kintsugi, per le crepe del mio passato, che si stanno sbiadendo, per fortuna, perché le lascio indietro. 

Proprio come un pennarello che sta finendo. 

Ed io come una luce morbida che rinasce. 

Vado avanti con farmaci e cerotti fatti di fusa e tisane. Libri e momenti a casa. Serate film in famiglia e vestiti comodi perché ho sempre sognato e voluto andare in giro in pigiama. Frangetta e capelli boccolosi scuri, che incorniciano il mio viso, liscio e privo di ogni macchia di trucco. Perché non c'è nulla da coprire anzi c'è solo da far sbocciare e ora mi piaccio di nuovo. Così come sono. Dopo tutto mi chiamo Rosa, anche se il mio colore preferito è il giallo. Ironico no? 

Continuo a guardare il mio volantino. Davvero chiedo troppo? 

Mi sento come le nuvole grigie e pesanti, piene di pioggia, quelle nuvole che da un momento all'altro sentono di dover scoppiare in un temporale. 

Quando ritornerò sole? E lo sarò permanentemente? 

Passo dal sentirmi una stella incandescente ad esplodere e sentirmi un mucchietto di polvere. 

Avvicino la mano alla bocca, la bacio e come se avessi la fortuna in mano, accarezzo il mio volantino. 

Per favore, Universo, lancia la monetina del mio desiderio nell'acqua. 

Successivamente dovrò appiccicarne altri cinquanta e passa in giro. Così ci saranno più probabilità. 

Mi allontano dal mio foglio, come se stessi lasciando un pezzo di me indietro. Qualcosa che tutti possono prendere, sporcare, farci scarabocchi sopra, spezzare. Mi sento un pò come quel foglio. Forse per troppo tempo mi sono sentita un oggetto qualcosa di altri. 

Spero che nonostante questo, qualcuno di prezioso veda il mio cercasi, perché cercasi fidanzato/marito mi sembrava troppo sintetica come cosa, io voglio qualcuno con cui vivere insieme per sempre per poi rimanere uniti nell'al di là. 

Alzo lo sguardo e vedo un piccolo arcobaleno tra le nuvole dense di grigio.

Mi fa pensare a Gomitolo e Ciliegia. I miei gattini, il primo color latte e albicocca e morbido come lana, e la seconda tutta color notte con qualche spicchio d'oro.  Che in questo momento staranno sicuramente riposando acciambellati in qualche scatola o valigetta. 

Scatto una foto con il telefono, ormai ne avrò fatte diciotto mila, e mi allontano. Proseguo su una strada incorniciata da nuove felci arrotolate, che sembrano un disegno e da grandi abeti, una sorta di bosco in cui ci passano le macchine ed io. 

Mi incammino guardandomi attorno. Il freddo rende tutti più silenziosi e si sentono piccoli scricchiolii qua e là. Il sole cola come miele tra gli alberi, un colore dolciastro che comincia a tingersi di tuorlo. 

Nonostante il vapore acqueo che esce dalla mia bocca, il calore del mio corpo in contrasto con la temperatura bassa, mi sono ben coperta. Ho un cappotto rosso e una sciarpa a pois. Al di sotto un poncho all'uncinetto che mi fa sentire più morbida. 

Devo cercare di scacciare via questo macigno dal cuore e non credere più alla mia mente. 

Ritorno a casa, accompagnata dal fruscio delle piante e rumori di persone che cenano in lontananza. Non so perché ma sentire il suono delle posate che vengono apparecchiate o il ticchettio degli utensili in cucina distante mi fa sentire coccolata. Riscaldata. 

I pasti caldi e la mia famiglia mi danno la stessa sensazione di calore e benessere. 

Quindi penso che tutti si stiano preparando a mangiare la cena e mi conforta sapere che mangeremo un pò tutti insieme tra vicini. 

Ultimamente solo con il cibo la mia mente si calma, oppure andando a dormire e svegliandomi presto. Mi sento sia la neonata che non ha pace sia la mamma che cerca di tranquillizzarla. 

In ogni caso proseguo con la mia passeggiata fino al cancello di casa. 

Prendo le chiavi e le giro nella serratura, proseguo sul nostro vialetto, un sentiero di pietre nel nostro giardino che finisce davanti alla porta. 

Guardo le finestre sapendo di poter trovare Gomitolo e Ciliegia e infatti li vedo scorgermi. 

Ciliegia miagola, e anche se le finestre sono chiuse le vedo muoversi i baffi, sembra una piccola e dolce omina, mentre Gomitolo rimane a sonnicchiare nella sua ciotola, sembra un pasticcino morbidoso, un pallino di lana. 

Busso alla porta per non svegliarlo mentre chiamo i miei genitori per far sì che quando apro la porta i nostri piccolini non escano. 

<<Arrivo>>

Mi apre la porta papà, con la sua voce squillante. Entro aprendo già i bottoni del cappottino. 

<<che caldo qui dentro>>

Fuori si gela e in casa c'è un tepore che mi stappa le orecchie e mi ammorbidisce i battiti. 

Mi sento già assonnata. Saluto mamma e salgo su a farmi una doccia. Con mia felicità mi segue Ciliegia, tutta vispa con due occhi grandi e brillanti in cui mi ci perdo sempre ritrovandomi. Lei e Gomitolo sono i miei amori più grandi. Le dò un bacio stampato sulla testa morbida e vado ad accarezzare poi anche Gomitolo. 

Lo annuso come faccio di solito profondamente e il mio naso e narici si trovano in paradiso!! Oggi sa di cornetto, di burro puro. 

Avevo letto da qualche parte che di solito per riconoscere gli angeli bisogna sapere che una volta incontrati anche se con sembianze in grado di mascherarli e nasconderli all'occhio umano, si possono riconoscere dal profumo. Di solito gli angeli o anche quelli custodi profumano di tutto ciò che ami, che hai più amato, delle prime cose che hai amato da bambina. 

Infatti da piccola io amavo i cornetti e la marmellata. Forse sono i miei primi ricordi della mia vita. E infatti sanno rispettivamente di questi buonissimi e inconfondibili profumi, sia Gomitolo, per via della sua morbidezza, sia Ciliegia, da qui il suo nome. E poi perché lei è la ciliegina sulla torta. E lui è il maglione che mi scalda il cuore sempre. 

<<Allora, com'è andata la tua missione strampalata? >>

Non so perché ma il termine che ha usato papà, strampalata, mi ha fatto pensare alle uova scrambled. Non so perché ultimamente io pensi così tanto al cibo. 

<<Incrociamo le dita.>>

<<Dai non è così male come idea. In qualche modo dobbiamo fare. Mi dispiace che non riesci a trovare qualcuno, che sia amici o qualcosa di più. Io ci penso sempre. Vorrei vederti felice Rosetta.>>

Il mio soprannome mi fa pensare al pane. Cavolo se ho davvero fame. C'è anche un profumino invitante e caldo. Credo sia odore di cavolo nero, mescolato a verdure varie, forse funghi. Sì! Devono essere i funghi! Adoro i funghi. Vorrei cucinare come mia mamma. E vorrei essere più calma. Lasciarmi cullare da tutti questi profumi e dimenticare i bulli nella testa una volta per tutte. 

<<Hai lasciato il tuo nome o qualche contatto? Se no è inutile.>>

<<Si certo mamma. Mica sono scema!!>>

Le dico ridendo. Un tempo me la sarei presa. Perché anziché capire che vuole solo aiutarmi avrei pensato che pensasse che fossi stupida. 

Vedere nemici dove non ce ne sono, ecco cosa mi fa questa cosa in testa. Perché avevo visto amici in nemici nel mio passato. 

Ironico no? I miei coetanei mi hanno preso il cervello e riattaccato al contrario. E mi sto affaticando a rimetterlo al dritto. Però ne vale la pena. Merito di stare felice e così anche la mia famiglia. 

<<Speriamo bene allora Rosetta.>>

Le sorrido speranzosa. Speriamo davvero. 

E vado di sopra a farmi la doccia. Una doccia calda e sciacqua pensieri. Ho messo la mia piccola radio presa in un negozietto vicino dove lavoro così passa qualche canzone lenta e soporifera da calmarmi la mente e il respiro. L'acqua scorre morbida sulla mia pelle mentre me la riempio di sapone e shampoo nei capelli. 

Questo momento per me è un rituale. Mi lavo sempre troppo le mani. È l'unica cosa che mi aiuta a pulirmi di tutti gli errori che ho fatto nel mio passato, tradimenti verso me stessa. 

Sbagli stampati nella mia mente che se potessi si vedrebbero col luminol, non c'entra niente il sangue di per sé, ma l'abbandono che mi sono permessa di ricevere. Non ero più me. Altro che rosa, ero nera. 

Comunque continuo a sciaquarmi via questi pensieri e ricordi malsani con tanto, tanto, dolce sapone. 

Devo uscire dalla mia testa e sto imparando a ricordarmi che il mio cuore è la chiave per la mia libertà. 

Ciliegia spunta dall'angolino basso della doccia. Curiosa con i suoi occhi grandi e neri, mi fa sentire amata all'istante. Tutto si colora di oro e calore con lei dal primo attimo che mia mamma l'ha posata su di me. Tutto era perso e mi ricordo che il giorno prima che lei arrivò nelle mani di mia mamma quasi come se fosse scesa da una cicogna, non sapevo più come scappare dai miei orrendi pensieri. 

È arrivata e mi ha dato una nuova vita. Come se fosse morta la Rosa priva di sé stessa il giorno prima. 

Ciliegia mi guarda e le avvicino una goccia di acqua sul mio dito, lei capisce al volo e comincia a bere. È una nostra abitudine, una delle tante, fa bene a lei, fa bene a me. 

Si posiziona sul tappeto, quasi ad aspettarmi, sta vicino a me mentre mi riprendo. Lei rimane con me nei miei momenti più bui, paziente accanto a me, fiduciosa che io riuscirò a ritornare felice e me stessa, trasformandomeli in alba. 

Mentre l'acqua continua a scorrere e Ciliegia se ne sta a forma di quadratino sul tappeto poco più distante, mi levo i peli con il rasoio. Dovrei metterci poco anche se ci metto sempre troppo. 

Sono abbastanza meticolosa ma per fortuna ultimamente non corro più, riesco a farmi una doccia di pochi minuti e non mi squarcio le gambe cercando di levarmi tutti i peli. 

L'acqua scotta. Meglio abbassare la leva. Dovrei aver finito tra poco. 

<<Tra poco si cena!!>>

Squillante come un trillo su un pianoforte sento mamma chiamarmi. 

<<Sì arrivo. Ho finito!!>>

Metto l'accappatoio, mi asciugo i piedi e vado in camera.

Le lucette soffuse mi calmano l'anima. Le ho messe a posta insieme alle foto di Gomitolo e Ciliegia e di mamma e di papà e di me, tutti insieme. 

Per ricordarmi cosa è importante. 

Ho anche appiccicato degli stickers rotondi e morbidi, che sarebbero lettere, per formare insieme la frase dormi presto. 

Un piccolo reminder, perché dormire presto mi salva dall'avere il famoso bullo in testa che mi rovina la pace. 

Ho sempre amato l'estate, la mia stagione preferita, sono nata a luglio. Eppure sento che l'inverno mi possa aiutare. Forse mi aiuterà a prepararmi a poter risplendere nuovamente. Mi farà riposare, una sorta di riparo al calduccio del cuore. 

Scendo a cenare. I quadri che abbiamo appeso sulle scale ritraggono foglie e piante boschive. Mi calma guardarle. Sentirmi parte della natura, insieme alla mia famiglia, forse è la sensazione di più completa pace, felicità e senso di essere amata anche dall'universo che io abbia mai sentito in tutta la mia vita. 

Sento un profumo invitante di zuppa, che mi ricopre i sensi e le narici. 

<<che profumino!>>

Esclamo affamata a mia mamma. 

Indaffarata con la pentola, immerge la zuppa con un cucchiaione nei nostri piatti. Mi avvicino aiutandola apparecchiando la tavola. Papà sta di là sul suo divano a mettere le puntate della nostra serie preferita, così sarà pronta la tv per noi. 

<<Maffio!! Vieni!! Che se no si fredda la zuppa!>>

Avvisa mio padre, che probabilmente ha le cuffie e non sente. 

<<Rosa, suona il campanello così magari salta come una molla dal divano e arriva in cucina a sistemare la tavola con te.>>

Mi avvicino al lavandino e suono il campanello poco più distante a sinistra. È bello averne uno, sembra di stare in un albergo in Trentino con tanto di campanelli, sauna e materassi paradisiaci. Abbiamo anche noi la sauna, abbiamo ricreato una piccola oasi di ricordi montanari, che anche Gomitolo e Ciliegia amano alla follia come noi! 

È da un pò di anni che riesco finalmente a respirare, rilassarmi e non avere sempre tarli in testa che mi mangiano il cervello, proprio come un legno pieno di buchi. 

<<Arrivo!! Solo tre minuti che finisco questo documentario sulle confetture!! Poi non ti lamentare che le mie marmellate sono poco dolci e troppo appiccicose Melissa!!>>

Quando chiama per nome mia mamma significa che è proprio disperato di finire qualsiasi cosa lui stia facendo. 

<<Ma non dovevi mettere le puntate?? Va bene, vieni e basta>>

Sento i passi di mio padre avvicinarsi a noi. Infatti arriva, si siede, si leva gli occhiali e li poggia su una scatola ed è pronto. 

<<Finalmente tutti a tavola>>

Rotea gli occhi a mio padre. Ma dallo sguardo, ha deciso di concentrarsi solo sul vapore lento e ordinato che esce dalla zuppa. 

<<Giusto, dimenticavo. Tenete questi.>>

Prende un sacchetto con i crostini dorati e ce li porge. Io li adoro. Sono perfetti con qualsiasi zuppa. Me ne mangio sempre venti di fila! 

<<Bene ne prendo un pò io!! Come al solito>>

E afferrò la busta con i crostini come se da un momento all'altro un avvoltoio me li fregasse. 

*

Dopo la puntata, la stanchezza della giornata ci assale. Ci alziamo dal divano, salutiamo Gomitolo. e Ciliegia con i nostri urletti e ninna nanne cantate per loro e poi i miei genitori si avviano sulle scale per arrivare alla loro camera e prepararsi a dormire. 

Controllo le finestre, lo faccio sempre anche se a volte non serve, perché l'ansia mi blocca la ventilazione del mio cervello. Mi stufo anche ma se l'ansia avesse ragione? Non ha mai ragione. Però non voglio rischiare. È un mio tic come direbbe mia mamma, ma non con cattiveria, è la verità. Ho tanti momenti di paura e per gestirli devo fare qualche rituale di rassicurazioni. Non voglio che qualche finestra o la porta sia per dimenticanza aperta e i nostri gattini escano per poi perdersi per sempre. Stessa cosa col sapone, e ho le mani secche, mi fanno male. Ma lo faccio sempre per cancellare la macchia del mio passato. Per cancellare qualsiasi brutto pensiero che mi dice cose false e cattive su di me. 

Comunque una, due, tre, quattro, tutte le finestre controllate, almeno oggi sono salva. 

La parola salva mi fa pensare alla salvia. Ho davvero troppa fame. 

*

Quindi entro nel letto, sfoglio un libro che stavo leggendo, che parla di una locanda giapponese, pasti caldi, gatti, e nuovi amori. 

Le palpebre sembrano mescolarsi con i miei occhi. Sento Ciliegia camminare sulle mie gambe, fare la pasta per poi appisolarsi. E un angioletto un poco più pesante si acciambella proprio con la testa sulla mia mano sinistra, Gomitolo. 

Dormirei con loro per sempre, infatti vorrei che succedesse. Quando saremo anime buone riunite in cielo, vorrei che i nostri corpi riposino per sempre vicini. O almeno avere una statua che raffigura una ragazza con due gattini ciambella sdraiati con lei, tutti e tre eternamente addormentati. Perché insieme siamo casa. 


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