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Capitolo 4 Tisana

 

Il freddo di inizio di ottobre mi gela le dita. Le guardo riempirsi di strisce bianche nella mia pelle, striature simili alle crepe di un lago ghiacciato che si tinge di fiocchi. Sembra polvere di gesso, quello usato per scrivere sulle lavagne. Il vento dei cipressi che ci proteggono intorno casa nostra è giocoso e veloce. 

Amo il vento. Mi fa sentire che tutto è possibile. Mi piace muovere le mani nell'aria e concentrarmi ad essere colei che manipola il meteo. Sarebbe interessante scoprire che io possa avere questa abilità. Sin da piccola ho sempre sentito di far parte di una categoria di anime profondamente connesse alla natura. 

Però stamattina fa troppo freddo per divertirmi nel vento. Sono una stalattite di neve che tra poco si spezzerà. Devo rientrare a casa altrimenti mi prendo un raffreddore. 

Guardo per l'ultima volta il cielo sorprendentemente terso e soleggiato, come se fosse ignaro del freddo sotto di lui, e mi incammino verso la porta. Non so perché devo guardare sempre tutto, più volte. Colleziono più ricordi possibili di bellezza e di pace. In realtà lo so perché lo faccio. Così da avere tisane in tasca di felicità, pronta a rivederle ogni volta che ne ho bisogno. Per scappare dai momenti neri. 

*

Ho Ciliegia sulle gambe. Dorme da ore, cullata dal calore del camino e dallo scricchiolio che produce. Anche Gomitolo è raggomitolato sulla sua sedia preferita. Fuori c'è la nebbia che impregna le finestre di opacità. Amo questi momenti dove il tempo sembra fermo. Sembra un cliché ma a volte sono le cose più semplici ad essere le più significative e vere. 

Posso respirare. Il mio corpo fa su e giù per l'aria e così anche quello dei miei piccolini. Siamo uniti da cuori che vibrano della stessa sintonia. 

Stasera c'è la sagra del fungo. Anni fa non tenevo conto di queste cose adesso non vedo l'ora di andarci. Vedere i mercatini, trovare cose preziose che nessuno avevano notato e passare bei momenti con la mia famiglia. 

Soprattutto ora che apprezzo finalmente il potere curativo del cibo. A proposito, ho trovato un libro vicino ad un albero che fa proprio al caso mio. Parla di verdure deliziose. Devo farmi insegnare da mia mamma a fare la lasagna di asparagi. 

Ultimamente mi sento più ispirata e mi vedo cambiare dolcemente. Sia dentro che fuori. Sono molto più bella e raggiante. E più perspicace e sapiente. Sto diventando più me stessa come ho sempre desiderato, più vera e più volta a portarmi alla luce. 

Sto facendo sbocciare e fiorire cose di me che non sapevo neanche di avere in primis: la vena della cucina oppure la mia nuova curiosità e piacere di imparare il coreano. I suoni sembrano tondeggianti e rotondi e mi piace come mi arriva morbido ed elegante alle orecchie, soprattutto quando ho guidato quelle persone coreane nelle catacombe. Ho imparato gamsahabnida che significa grazie e annyeonghi gaseyo che significa arrivederci e poi jeoneun losaibnida che sarebbe Io sono Rosa. Giusto, dimenticavo e anche una parolaccia, ma non me la ricordo bene. 

<<Tieni Rosetta>>

Mamma mi porta una tisana alle visciole. La mia preferita, la facciamo con quelle del nostro orto. 

<<Come sapevi che mi andava?>>

<<Non lo sapevo! Ma mi andava a me e quindi magari ti andava anche a te.>>

Casetta nostra ci fa bene. Non eravamo così rilassati a Roma. Il traffico, lo smog e i troppi edifici e il colore del cemento mi imprigionavano nella mia stessa mente facendo scomparire i colori. Non è un caso che Gomitolo e Ciliegia li abbiamo trovati qui, dove siamo ora. La fortuna qui esiste. Due diamanti, uno su un muretto e l'altro in uno pneumatico. In realtà li ha trovati mia mamma. 

Io stavo male, dormendo tutta la mattina. Piena di vespe nella testa che continuavano a farmi sanguinare di notte e sentirmi spenta tutto il giormo. 

Mia mamma è stata la trovatrice della mia rinascita. E i nostri micini sono la mia rinascita. 

Sorseggio la tisana cercando di non scottarmi. E la mia mente ritorna all'uomo misterioso del mio sogno che mi diceva di fare attenzione a non bruciarmi le labbra. Può esistere chi desidero? 

Se l'universo mi ha portato da me i miei due angioletti d'oro, significa che mi porterà anche l'uomo d'oro. O no? 

Sono domande senza risposta. E la risposta è probabilmente a bere qualche tisana chissà dove in questo momento, mentre la bevo anch'io davanti al mio camino. 

La tisana mi sana. Ma non riesco a smettere di ricordarmi il petto scoperto di quell'uomo. È perfetto e sento di conoscerlo già. Di averlo già amato in un'altra vita. 

Oggi sono molto riflessiva e vorrei trasformarmi in un tutto e in un niente mentre tengo la mano di Ciliegia e quella di Gomitolo per sempre. E come per magia chiudere gli occhi e ritrovarmi l'uomo del mio speciale sogno accanto a noi. Che ci protegge da qualsiasi paura o ventata di freddo, uno spiffero che entra dal filo della finestra socchiusa da un gancetto. 

La paura nella mia testa è solo uno spiffero da ignorare. L'amore è il mio cuore e l'oro intorno a me che c'è proprio adesso acciambellato sulle mie gambe e tondo come un ovetto sulla sedia. 

Prima, nel freddo, ho confessato al vento la mia disperata voglia di essere trovata. Non più cercare colui che saprà amarmi. Perché sono davvero stanca. Ma di lasciarmi trovare da costui. Come quando stavo nel buio e due stelle sono state portate fino a me. 

Forse se mi metto in camera e spengo l'abat-jour l'uomo del mio sogno arriverà. O forse deve trovarlo mia mamma e portarmelo in camera mia. 

In ogni caso sono in pace così. Mi troverà. Vorrei solamente che fosse più veloce. Perché questa impazienza mi mangia come se fossi burro e parmigiano. Ma anche io sono affamata di un burro e parmigiano che ancora non si palesa. 

E menomale che ho le mie tisane e fusa. 


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