Capitolo 6 Zuppa

 

Mi sento di nuovo in pace. 

Sento una sensazione di calore e sicurezza, ora. 

Gomitolo è sdraiato sul mio letto ascoltando la mia radiolina come se fosse su una spiaggia e Ciliegia profuma di amarena mentre è posizionata in un cesto in cucina. 

Sto tagliando il cavolo nero e mi piace moltissimo. 

Lo spezzo con le mani. 

<<Fai proprio come mia mamma>>

Dice mio papà. I suoi occhi sono come presi da ciò che vede. Come se avesse visto un fantasma. Perché sua madre non c'è più da anni, come anche i genitori di mia mamma. Abbiamo fatto la conoscenza della parola "morte" troppe volte nella loro e nella mia vita e soprattutto troppo presto. 

<<Grazie>>

Gli dico, contenta di sembrare sua madre. Gliela ricordo per due cose, quando canto La vie en rose di Edith Piath e quando infine spezzo i cavoli neri. 

<<Poi posiziona il cavolo nella pentola. Lo teniamo per un'oretta, giusto il tempo di una o due puntate!>>

Tutta casa è avvolta dal caldo della cucina e continuo per fortuna a sentirmi beata. 

Andiamo nel salone e ci sdraiamo sul divano e sulla sceslong. Preme il pulsante del telecomando e parte la serie tv. 

Menomale che le cose brutte passano. È come se per un attimo fossi stata posseduta interamente dalla voce, e così anche i miei genitori. Forse il nostro dolore è diventato lacrima dopo lacrima, un accumolo concentrato di frustrazione, tristezza e paure, e che dopo un pò si sia rimodellato in una persona vera e propria dentro di noi, distaccata da chi siamo, che a volte prende vita, sputando cattiverie sull'altro. 

Mi fa venire i brividi pensarci. Come se avessimo più personalità. 

Comunque scrollo queste inquietudini dalle spalle, e ritorno nel momento presente. Gustandomi questa calma rara. 

*

Ho dormito ad intermittenza. Però per tante ore. 

Il sole cerca di fare capolino dalle serrande, come un ovetto sciolto che si stringe nella spaccatura, riempiendomi gli occhi di puro oro. 

Apro le palpebre appiccicose dalla notte e vedo tra le mie gambe Ciliegia. 

È un conforto saperla sempre che vuole dormire con me. Le accarezzo la testa e lei si stiracchia le manine con gli occhi lucidi di affetto. Sorrido piena di felicità. Più passa il tempo e più supero le mie paure e momento di difficoltà, più mi rendo conto che le cose più importanti per me sono loro due. 

Quando mi sveglio la giornata mi spaventa. Ma sapere che ho un posto sicuro, non solo una casa, che amo più di tutto, mi fa sentire di avere almeno una bella tazza di amore che mi aspetta per sempre. 

Sembra che siano nati esattamente come li voleva il mio cuore. Recentemente ho scoperto la parola In-yun che sarebbe scritta così 인연 in coreano. 

Significa provvidenza e destino, per quanto riguarda i legami tra le persone. Io lo penso anche per i miei batuffoli. Perché sento che ero destinata ad amarli, e loro ad amare me. 

Un amore che ha fatto capitolino dalla mia vita e ci è entrato proprio come il sole. Puro oro per la mia anima e per il mio cuore che aveva bisogno di luce. 

Spero di essere lo stesso per loro. Un calore dopo il freddo che le altre persone gli avevano riservato, un abbandono ingiustificato e agghiacciante, una solitudine che capisco, che non gli voglio mai più far sentire proprio perché l'ho sentita anche io.