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Capitolo 7 Sapone


I pensieri scorrono come un fiume velenoso nella mia testa. 

L'unica cosa che mi aiuta subito è il sapone. 

Mi lavo e mi lavo. Viso e mani all'infinito. 

Fino a sentire che sia giusto. Abbastanza giusto da sentirmi pulita. Un passato che rimane incollato nelle mie orecchie come una maledizione in loop. E lo devo pulire e scrostare dalla mia persona. 

Sapone, sapone, sapone. 

Ironico che adesso il sapone mi salva. Quando anni fa era il titolo della mia canzone preferita di sempre. 

Il sapone cancella i brutti pensieri. 

Cancella la macchia che hanno lasciato certe persone nella mia testa. E certe cose, come il fumo. Quando sento quell'odore acre e sporco mi ritornano i problemi in testa, il senso di colpa e orrore che mi porto dentro per essere andata contro me stessa, come le bollicine di un'acqua bollente. Quando sentivo che lui puzzava così, non dovevo rimanere con lui e di certo non dovevo lasciarmi forzare da lui. 

Comunque quando sono pulita ritorno nel mio presente. Pieno di tutto ciò che mi libera e cura da quelle voci intrusive. 

Vorrei andarmi a lavare anche adesso, ma sono a lavoro e non posso andare in bagno in questo momento. 

È un rituale che mi guasice, che mi riporta alla realtà. 

Forse tra poco minuti potrò farlo. 

Il sapone mi pulirà come il battesimo nell'acqua per i cristiani. Infatti li reputo ossessivi e superstiziosi anche a loro anche se non mi piace la loro religione. Sicuramente sono docciati come me, nel senso che hanno sicuramente una forma di doc. E docciati ha senso per via di lavarsi e farsi la doccia quindi è perfetto. 

La gente non ci crede e forse neanche io a volte, che davvero una persona sola mi abbia fatta ammalare così profondamente e così male. 

Però è così. Solamente a pensarci mi inquina il cervello rovinando per un breve momento il mio grande lavoro di guarigione. 

Non devo pensarci. Non devo avere ancora lui nella mia testa come un demone che vuole impossessarsi del mio corpo. 

Fa fresco, gli spilli del vento mi pizzicano il naso e le dita, ma c'è comunque la luce del sole che tinge di colore le piante del giardino dove lavoro. In questo momento sono le mie voci che mi tingono gli occhi di nero e manipolano la realtà facendomi credere che tutti pensino male di me. 

Forse devo pensare al sole, che nonostante tutto, brilla ancora e cancella all'istante l'esistenza dell'ombra. Sono io quel sole, e lui è l'ombra. Mi aveva fatto pensare l'esatto opposto. 

Vorrei tanto un nuovo lui, veramente a base di sole come me. Che mi aggiusti e non mi faccia ammalare. Che mi curi e non mi uccida. 

Ho già fatto due turni e tra pochi minuti avrò il terzo. 

Meglio andare in bagno, sperando che il mio sapone faccia una volta ancora la sua magia su di me. 


*


Mi sento poco meglio. E non voglio più cercare l'uomo dei miei sogni. Deve lui trovarmi. 

L'attesa però non è più dolce. La sento amara sulla mia lingua, pesante e triste. 

Davvero se non cerco, non mi troverà mai? 

Mi sento dimenticata come mi sento adesso. Sola sotto nelle catacombe. Forse devo solo apprezzare il silenzio intorno a me insieme alle dolci note del sottofondo musicale che mettono sempre per i turisti. 

Forse c'è qualcuno in alto, perché sta passando un turista. Biondo con fili d'oro come capelli ma un pò basso. Gli dico Good Morning e lui educatamente risponde. 

Passa e lo guardo passare. Come l'uva. 

Non succede nulla. Rimango immobile. Sono stanca, ho freddo, ho fame e mi deve venire il ciclo. Forse è per questo che i pensieri peggiorare e si accumulano nella mia testa come immondizia da buttare via. 

Ieri stavo ritornando a casa. Google Maps mi fa impuntare in loop infinito di strade uguali. Mi viene un attacco di ansia e poi vedo un gattino vicino alla strada. Corre sul marciapiede e fermo la macchina in sosta. Provo a prenderlo. Prima devo cercarlo perché già non lo vedevo più. Sembrava spaventato e molto piccolo. Metto il flash del telefono e lo cerco sotto alle macchine. Non lo trovo. Poi entro nuovamente nella mia macchina e lo vedo dallo specchietto centrale. Passa da un lato all'altro della stradina. E lo cerco di nuovo con la torcia. Nulla. Poi lo saluto col cuore spezzato di aver fallito e ritorno a casa. 

Dopo brutti pensieri, angoscia e una pennellata di nero sul petto mi rendo conto che forse non mi voleva. Forse non voleva essere salvato. Forse non mi voleva trovare. Non cercava nessuna anima buona per lui. Ma tanto non potrò mai saperlo. So solo che ho fallito e forse poteva diventare il fratellino o la sorellina di Gomitolo e di Ciliegia. 

Però non è andata così. 

Quindi ho creato un pensiero buono. I miei più grandi amori mi hanno trovata loro a me, non io a loro. 

Credo che sarà sempre così. Il mio destino di essere trovata dall'amore senza possibilità che possa io trovarlo. Forse è giusto così. È meglio perché arriva quando ne ho bisogno. Come il calore che sana dal freddo. 

Il sapone è il mio modo di leccare le ferite inflitte da chi inseguivo dopo averlo trovato. Ma non mi voleva e non mi faceva del bene. 

Quindi sia parlando di gatti e di uomini, saranno loro a trovarmi. Ma non so se resisterò all'attesa. 

Me ne sto qui a guardare il verde, cercando di lasciar andare le inquietudini. 

Per avere lo spazio dentro di me per far entrare nuova luce. 

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